Un nuovo inizio

De tudo, ficaram três coisas:
A certeza de que estamos sempre começando
A certeza de que precisamos continuar
A certeza de que seremos interrompidos antes de terminar.
Portanto devemos:
Fazer da interrupção um caminho novo
Da queda um passo de dança
Do medo, uma escada
Do sonho, uma ponte
Da procura, um encontro

Fernando Pessoa

Come una corrente elettrica

«… Ma, ancor più della bellezza, era il suo fascino a colpirmi. Lo sentii in tutto il corpo. Come una corrente elettrica. A volte succede, per strada. Si incrocia lo sguardo di una donna e ci si volta con la speranza di incrociarlo di nuovo. Senza neanche chiedersi se quella donna è bella, com’è fatto il suo corpo, quanti anni ha. Solo per quello che passa attraverso lo sguardo, in quell’istante: un sogno, un’attesa, un desiderio. Tutta una vita possibile.»

“Chourmo – Il cuore di Marsiglia” – Jean-Claude Izzo

Il diapason battuto su una stella

«Cinque anni prima, una sera di autunno avevano passeggiato per strada mentre cadevano le foglie ed erano arrivati in un posto dove non c’erano alberi e il marciapiede era bianco di luna. Lì si erano fermati e si erano volti l’uno verso l’altra. Era una sera fresca, densa della miracolosa eccitazione che si presenta ai due cambi dell’anno. Le luci tranquille delle case uscivano ronzando nel buio, e tra le stelle c’erano un moto e un brusio. Gatsby vide con la coda dell’occhio che gli isolati sui marciapiedi in realtà formavano una scala e salivano in un luogo segreto, sopra gli alberi – avrebbe potuto arrampicarvisi se si fosse arrampicato da solo, e una volta lassù succhiare il capezzolo della vita, inghiottire l’incomparabile latte della meraviglia.
Gli batteva sempre più forte il cuore man mano che il viso bianco di Daisy si avvicinava al suo. Sapeva che baciando quella ragazza e sposando indissolubilmente le sue inesprimibili visioni al respiro perituro di lei, la sua mente non avrebbe mai più spadroneggiato come la mente di Dio. Quindi aspettò, ascoltando ancora per un attimo il diapason battuto su una stella. Poi la baciò. Al tocco delle sue labbra, Daisy sbocciò per lui come un fiore e l’incarnazione fu completa.»

“Il grande Gatsby” – Francis Scott Fitzgerald

Insopportabili [4]

Le introduzioni ai libri di narrativa che ti dicono tutto o quasi del libro che devi ancora leggere, come se il compito assegnato al curatore fosse quello di fare un Bignami del libro, senza neanche dirgli che verrà impaginato PRIMA di tutto il resto. Che a me, tra l’altro, dà fastidio pure quando ti anticipano una cosa che avviene nelle prime pagine o nelle prime scene, perché se te la dice un altro allora lo sforzo di metterla in scena o di scriverla, anche se dura poco, anche se è di per sé sintetizzata in poche righe, a cosa è valso? Insopportabile qualunque cosa che ti tolga il gusto di assaporare, così come l’autore l’ha pensato, il risultato di uno sforzo creativo. E’ come se un maître di sala portasse ai commensali un cucchiaio di minestra preparata dal cuoco prima di servirla nel piatto. Ignobile.

La mente livida

Lieve e silenzioso
il tocco di un’immagine,
non basta il tempo
non basta l’oblio,
leggi parole che non sono tue
guardi e non sei lì.

La mente livida,
picchiata ciecamente,
duole e avvicina
l’evidenza del distacco,
il tedio,
la scena che ti allontana.

Gli ematomi del pensiero,
te stesso straniero,
pulsano nella mente provata
dal lungo peregrinare.
Lividi.
Fastidioso inevitabile dolore.